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islam Ramadān: i segreti nascosti dietro il digiuno islamico.

2014
19 mag



O voi che credete! Vi è prescritto il digiuno, come fu prescritto a coloro che furono prima di voi, nella speranza che voi possiate divenire timorati di Dio.
(sura II, v.183)
Ramadān è il nono mese del calendario islamico che si compone di 12 mesi lunari (29 o 30 giorni ciascuno) per un totale di 354 o 355 giorni, al contrario dei 365 o 366 giorni (se bisestile) dell’anno gregoriano, basato sul ciclo solare.
Come tutti gli altri mesi è determinato dall’avvistamento della crescenza della luna nuova e, per i suddetti motivi, non ha una corrispondenza fissa con il nostro calendario.
Ramadan è un mese doppiamente sacro poichè è:
"Il mese in cui fu rivelato il Corano come guida per gli uomini e prova chiara di retta direzione e salvezza"
(SuraII, v. 185).
ed è il mese nel quale tutti i musulmani effettuano il digiuno, atto basilare di culto, obbligatorio per ogni musulmano che è in grado di affrontarlo.
Ogni anno (solare) l'inizio del mese di Ramadan indietreggia di circa 10,11 giorni rispetto l'anno (solare) precedente e compie un ciclo completo in 33 anni circa, per cui ogni musulmano compie il digiuno sempre in periodi diversi nei vari anni. Questa è una grande misericordia da parte del Signore dei mondi: immaginiamo, infatti, se il digiuno cominciasse per esempio, sempre nel mese di agosto: alcune popolazioni sarebbero costrette ad affrontare un sacrificio maggiore rispetto ad altre in quanto costrette costantemente a digiunare in un mese estremamente caldo. ramadan

In cosa consiste il digiuno di Ramadān ?

Tra le pratiche di culto ('ibadat) e quelli sociali (mu’amalat) dell'Islam, il digiuno di Ramadān, insieme al divieto di mangiare carne di maiale sono tra quelle più sentite e rispettate nella loro obbligatorietà anche dai meno praticanti o da chi normalmente trascura le 5 obbligatorie orazioni quotidiane.
Ramadān è il mese della purificazione, durante il quale oltre a praticare il digiuno alimentare, il digiuno sessuale e quello spirituale dall’alba al tramonto, si intensifica anche l’attività di preghiera, con la lettura intera del Corano, con una preghiera particolare in moschea (tarāwīh), con il ritiro spirituale in moschea (I’tikaf), con la meditazione, con la carità (zakat ul-Fitr) " O voi che credete! Vi è prescritto il digiuno, come fu prescritto a coloro che furono prima di voi, nella speranza che voi possiate divenire timorati di Dio."
(sura II, v.183)
Si tratta di un mese ricco di grazie, durante il quale, in una delle sue ultime notti dispari, detta Lailatu l-Qadr (notte del destino), le porte del cielo sono più dischiuse. ramadanL’Inviato di Allah disse:«Quando arriva il Ramadan vengono aperte le porte del Paradiso, e chiuse quelle del Fuoco, e i demoni vengono legati». L’Inviato di Allah disse:
«Iddio Potente e Glorioso ha detto: “Ogni azione del figlio di Adamo gli appartiene, eccetto il digiuno, che appartiene a Me, ed Io ne dò ricompensa; il digiuno è un’armatura, e quando sia giorno di digiuno per uno di voi, non nutra propositi osceni né vociferi, e se qualcuno lo ingiuria o lo combatte, dica: 'Sto digiunando'; e per Colui nella Cui Mano è l’anima di Muhammad, l’alito cattivo che promana dalla bocca di colui che sta digiunando è migliore davanti a Dio del profumo del muschio.
Chi digiuna ha due motivi di cui rallegrarsi: si rallegra quando lo rompe, e si rallegrerà del digiuno fatto quando incontrerà il suo Signore».

Come si svolge, in breve, il digiuno di Ramadān.

Il digiuno di Ramadān inizia il primo giorno dell'omonimo mese che, come tutti i giorni del calendario islamico, comincia al tramonto e si continua normalmente a mangiare e bere, si fa la preghiera del maghrib (tramonto) e, generalmente, dopo quella successiva dell'ʿIshā', (ma a volte si inizia anche tra le due con la salah al-witr) si fa tarāwīh, che è una preghiera straordinaria aggiuntiva che si svolge durante questo mese benedetto.
Prima dell'ora della salah al-fajr, si fa suhūr, l'ultimo pasto per affrontare la giornata e poi si prega al fajr.
Per tutta la durata dell'arco diurno fino al tramonto non si mangia nulla, non si beve nulla, non si hanno rapporti sessuali, si adotta un comportamento autocontrollato e ci si immerge nella spiritualità.
Al tramonto, all'ora della preghiera del maghrib si rompe il digiuno (Iftar) preferibilmente stando attenti a ciò che si mangia, iniziando con poco uno o due datteri e acqua, si fa la salah al-maghrib e si mangia all'Iftar, il pasto della rottura del digiuno e via di seguito così per un mese lunare; si conclude con l’inizio del successivo mese islamico di Shawwāl, (anch’esso determinato tramite l’avvistamento della crescenza della nuova luna), nel quale si celebra la festa della rottura del digiuno, chiamata ‘Aīd (u)l-FitrChi deve fare il digiuno?

Tutti i musulmani puberi, maschi e femmine, capaci di intendere e di volere, sono obbligati a fare il digiuno.

Requisiti necessari per eseguire il digiuno:

Essere in età puberale (su questo punto non vi è totale accordo sul preciso momento, se non associandolo all’aspetto sessuale: il momento della prima mestruazione nelle ragazze (menarca) e la produzione di sperma nei ragazzi
Essere sano di mente e di salute fisica o almeno non avere particolari condizioni di salute che comprometterebbero l’incolumità psico-fisica dell’individuo
Avere intenzione sincera di digiunare (detta anche niyyah)

Chi è esentato dal fare il digiuno?

E’ permesso non digiunare e sono quindi esentati dal digiuno (in molti casi proprio obbligati a non farlo) le seguenti categorie:
- I bambini maschi e femmine che siano non ancora in età puberale
- Tutte le persone il cui corpo non può tollerare il digiuno stesso, per cause mediche (nel caso in cui il digiuno sia ritenuto pericoloso per il suo stato di salute e/o nel caso in cui si debba prendere necessariamente medicine durante la giornata).
- Digiunare non è consentito per una donna nel suo periodo del mestruo (è previsto il recupero dei giorni durante l’anno)
- Alla donna incinta è permesso di non digiunare se lei o il suo medico temono che possa nuocere alla madre o al feto o ad entrambi
- La donna durante il perido postpartum
- Le donna che allatta dalla propria mammella può non digiunare se lei o il suo medico temono che le possa nuocere
- Le persone in età avanzata se il digiuno compromette la loro salute
- Gli uomini in guerra
- I viaggiatori (musafir - su questo punto non vi è accordo unanime, ma vi sono varie interpretazioni, tradizionalmente si parla di viaggiatori che compiono una distanza "di due giorni circa" di cammino (80 miglia); tale interpretazione vale anche se si viaggia in aereo o comunque anche senza compiere fatica)

Il significato spirituale del digiuno di Ramadān (sawm aT-Tarīqah)

Durante il mese di Ramadān il musulmano digiuna totalmente dall’alba al tramonto da ogni tipo di assimilazione alimentare solida, liquida o gassosa, (quindi cibo, bevande, acqua compresa, integratori), si astiene dal fumare e dall’avere rapporti sessuali (anche non completi).
Tale digiuno fisico (zahir), astenendosi dai piaceri del “ventre e del sesso”, rappresenta solo la prima di tre necessarie componenti.
Le altre due sono quella mentale (concretizzata nell’astensione da cattivi pensieri e azioni, dall’evitare litigi, eccessi d’ira e calunnie, nell’aiutare i poveri, nel perdonare le offese, senza rispondere con lo stesso ego ricevuto) e da una componente spirituale (bathin), (che sviluppa il “ricordo” di Dio (Dhikr), sollevandolo dalle “preoccupazioni della vita terrena”).
Il tutto allo scopo di riuscire a controllare il proprio comportamento, ma, prima ancora, i propri pensieri al fine di superare l’aspetto più terreno della natura umana, finalizzando l’attenzione solo sul ricordo di Dio, sull’unicità e sull’Ultimo giorno. “Ogni cosa ha la sua elemosina purificatrice e l'elemosina purificatrice del corpo è il digiuno.” Il digiuno è “un quarto delle fede”; “il digiuno è metà della pazienza” e “la pazienza è metà della fede” (Hadith riportato da ibn Mâjah ufficialmente narrato da Abū Huraira, citato da al-Ghazzālī) Un altro atteggiamento che dovrebbe esser assunto durante questo periodo è proprio quello di astenersi dal giudizio, nei confronti degli altri, anche verso chi, per vari motivi, non partecipa al digiuno, ma anche verso sé stessi nel non affannarsi troppo, ma cercando sempre una mediazione senza eccessi.
Allo stesso modo con cui un hadith esorta il fedele a rispondere con: "Sto digiunando, sto digiunando” in caso in cui uno offenda l'altro e lo scontro non sfoci in una rissa,(comportamento non certo consono al digiuno spirituale), anche chi, per motivi propri non sta digiunando durante Ramadān, non deve rendere conto a nessuno ed i digiunatori sono tenuti a rispettare il suo suo status.

La pratica sociale del digiuno di Ramadān oggi.

Il mese di Ramadān rappresenta oggi anche, sfortunatamente, un esempio di "desacralizzazione e commercializzazione delle occasioni religiose", in una società moderna, come quella dei paesi musulmani, sebbene religiosa, ma sempre più secolarizzata.
Durante il mese di Ramadān si vivono atmosfere goliardiche, commerciali, festose, incentrate al consumismo sfrenato che precede l'abbuffata di cibo dopo il maghrib.
Si va dagli eccessi alimentari alla speculazione dei prezzi, tanto si sà che la gente deve comprare lo stesso e gran parte di loro si riversa in strada all'ultimo minuto prima del maghrib, generando code che seguono a litigi, insulti in pieno stile consumistico e molto poco spirituale.
Talvolta si eccede anche nella promiscuità sessuale durante le feste delle piazze e nei locali notturni delle sere di Ramadān.
In televisione si va dalle trasmissioni a carattere dubbiamente religioso ai quiz televisivi, alle serie televisive di durata mensile, alcune di carattere storico-religioso altre di carattere puramente mondano.

Come dovrebbe essere il digiuno...

Senza eccessi, senza sprechi, senza eccessivo entusiasmo nutrito dall’ego che si vuole mettere in mostra nelle opere caritatevoli, così, dovrebbe essere lo spirito con cui si vive questo mese di purificazione fisica e spirituale.
"Voi che credete, non privatevi, come se fossero illecite, delle cose buone che Dio vi ha reso lecite, ma non eccedete, quelli che eccedono Dio non li ama”
(Corano al-Mā'ida 5,87)

Il vero significato spirituale del digiuno islamico.

Definito alla lettera, quindi, il digiuno significa l’astensione completa da cibi, bevande, rapporti intimi e fumo, dal momento che precede lo spuntare dell'alba fino al tramonto, per l’intero mese di Ramadan.
Se restringessimo il significato del digiuno islamico a questo senso letterale, commetteremmo un errore poichè esso racchiude in sè un significato molto più profondo, un significato spirituale di elevato valore che arricchisce chi lo pratica sotto diversi punti di vista.
1. Esso insegna all’uomo il principio dell’amore sincero, perché osserva il digiuno per profondo amore di Allah ( gloria a Lui l'Altissimo ).
2. Esso dà all’uomo un creativo senso di Speranza e una considerazione serena della vita, perché, allorché digiuna, egli spera di compiacere Allah e cerca la Sua Grazia.
3. Esso coltiva nell'uomo una coscienza integra e vigile, perché la persona che digiuna osserva il digiuno sia in privato sia in pubblico per compiacere il proprio Creatore e soddisfare la propria coscienza mantenendosi ad Egli fedele.
4. Il digiuno promuove lo spirito di carità verso i bisognosi: il musulmano quando digiuna avverte il dolore della privazione, ma lo sopporta pazientemente: ha una conoscenza migliore dei doni di Allah ( gloria a Lui l'Altissimo ) ricevuti e, così, può apprezzarli maggiormente e aprirsi con più compassione e carità verso i disagiati e gli emarginati.
5. E’ un’efficace lezione di moderazione e di volontà.
La persona che osserva il digiuno è certamente un essere che può dominare i propri desideri e porre se stesso al di sopra delle tentazioni fisiche. In questo modo si ha maggior fiducia e si rafforza la propria personalità, il proprio carattere,la propria volontà e determinazione.
6. Dà all'uomo una mente luminosa con la quale può pensare più lucidamente, un corpo agile col quale può muoversi e agire poichè ha mantenuto leggero il suo stomaco.
( L'odierna medicina, le norme biologiche e l’esperienza intellettuale attestano questo fatto. )
7. Mostra all'uomo un nuovo modo per essere saggiamente parsimonioso e per amministrarsi in maniera corretta, evitando sprechi; infatti, quando mangia meno cibo, spende meno denaro e compie meno lavoro per cercare di ottenere tale denaro.
8. Rende l'uomo capace di padroneggiare l'arte di un maturo adattamento. Possiamo facilmente comprendere questo punto una volta che ci siamo resi conto di come il digiuno faccia cambiare all'uomo tutto il corso della sua vita quotidiana.
Allorché egli opera questo mutamento, si adatta naturalmente a un nuovo sistema e si muove per soddisfare le nuove norme.
Ciò, alla lunga, sviluppa in lui un senso di adattabilità e una capacità di superare le imprevedibili difficoltà della vita.
9. Fa sorgere nell'uomo un autentico spirito di appartenenza comunitaria, di unità e fratellanza, di solidarietà umana dinanzi ad Allah ( gloria a Lui l'Altissimo ) e dinanzi alla Sua Legge. E' il pilastro che maggioramente unisce i musulmani in un'unica comunità collettiva: sebbene, spirtualmente parlando, il digiuno rappresenti un rituale essenzialmente individuale e pone in risalto i propri personali limiti fisici e psichici, la componente sociale di questo precetto è notevole . Rappresenta un mese di condivisione di un medesimo sforzo: tutti i musulmani in grado, maschi e femmine, ricchi e poveri, provenienti da tutte le provenienze etniche e nazionali passare attraverso la stessa esperienza di deprivazione, senza particolari privilegi o favoriscono per ogni gruppo o classe.
Un tale spirito è il risultato naturale del fatto che, quando l'uomo digiuna, si rende canto di far parte di tutta quanta la comunità musulmana, la quale osserva il medesimo dovere nella stesso tempo e per gli stessi motivi.
10. E' una prescrizione divina intesa a dare all'uomo sicurezza e autocontrollo. Quando digiuna nella maniera adeguata, egli esercita un completo comando sulle proprie passioni, disciplina i suoi desideri e resiste a tutte le cattive tentazioni.
In sintesi, elevare lo spirito, è lo scopo principale del digiuno di Ramadān, insegnare a sé stessi l’autodisciplina, l’autocontrollo, riformare la nostra etica e morale, imparare a riconoscere e controllare il senso di sazietà e di fame e porsi, almeno per il solo arco diurno nelle condizioni in cui vivono moltissimi poveri nel mondo.
Il digiuno è uno sforzo spirituale per ridurre l'enfasi sui piaceri del corpo e le esigenze alla ricerca della vicinanza ad Allāh.
Il digiuno come pratica spirituale e ascetica
Il periodo di digiuno islamico e' un periodo di self-training, di autocontrollo e di apprendimento dei propri limiti psico-fisici.
In questo mese, ogni musulmano deve confrontarsi con il mondo, professando buone intenzioni, disciplina, obbedienza, pazienza, tolleranza e sincerita'.
Il digiuno insegna l'autodisciplina e migliora la propria capacità di padroneggiare i propri appetiti e desideri piuttosto che essere schiavi.
Il digiuno aumenta la sensazione di pace interiore, la contentezza e di ottimismo, una volta che si supera l'aspetto della fame fisica. Insegna la pazienza e la perseveranza e migliora il senso di realizzazione morale. cuore

La bellezza dell'Islam.

islam

La straordinaria bellezza della religione islamica è quella di integrare la responsabilità con la libertà del singolo fedele, senza alcun tramite o intermediario.
Questo fatto è importantissimo e rende il musulmano libero di capire da solo quale deve essere la propria sfera religiosa, attraverso la comprensione della rivelazione coranica.
Ne segue che l'aspetto puramente giuridico/teologico dell'obbligatorietà e dei vincoli religiosi è qualcosa deve essere vissuto interamente in modo assolutamente personale.
Sebbene sia possibile definire con una certa sicurezza ciò che invalida il digiuno sulla base delle fonti islamiche (laddove esse siano chiare e sicure)la loro applicazione pratica è, in realtà, molto variabile, interpretabile e diversamente ponderata.
Il Corano, pur contenendo delle chiare regole di comportamento, non è un testo giuridico o un decalogo di ordinanze e proibizioni ed ogni obbligo è senza costrizione.
E' compito di ogni singolo musulmano agire secondo la propria coscienza, conoscenza e timore di Allah ( gloria a Lui l'Altissimo ) assumendosi pienamente la responsabilità dei propri gesti.
Per quanto riguarda il digiuno, però, ci sono degli atti che, se compiuti, lo annullano, non rendendolo più valido.



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