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islam Onora il padre e la madre.

2011
25 SET



Il tuo Signore ha decretato di non adorare altri che Lui e di trattare bene i vostri genitori.
Se uno di loro, o entrambi, dovessero invecchiare presso di te non dir loro "uff!" e non li rimproverare ma parla loro con rispetto, e inclina con bontà, verso di loro, l'ala della tenerezza e di': «O Signore, sii misericordioso nei loro confronti, come essi lo sono stati nei miei, allevandomi quand'ero piccolo».
(Corano XVII: al-Isrà, 23-24)
Questo versetto coranico, che reputo uno tra i più dolci e veritieri dell'intero libro sacro, racchiude in se un insegnamento profondo e umanitario da prendere in considerazione se si vuol realmente sconfiggere l'oscuro male che a volte (troppo spesso direi) si impossessa del nostro cuore e cioè l'indifferenza e l'egoismo.
Obbedire alla madre e al padre, rispettarli e prendersi cura di loro sino all'ultimo istante della loro esistenza è un obbligo morale al quale nessun vero credente può sottrarsi.
E quale uomo di sani principi oserebbe agire nel modo contrario pur essendo a conoscenza dei sacrifici enormi che ogni genitore compie per poter allevare il proprio pargolo nel migliore dei modi?
In particolar modo la madre sacrifica parte della propria vita più di quanto possa fare il più attento e amorevole dei padri.
Al-Bukhari e Muslim riportarono che un uomo andò a trovare l'Inviato di Allàh (pace e benedizioni su di lui) e gli disse: «O Messaggero di Allàh*, qual' è la persona che ha più diritto alla mia amorevole compagnia?», gli rispose: «Tua madre», «E poi?» chiese l'uomo, «Tua madre», gli rispose di nuovo. »E dopo?», «Tua madre». »E dopo?», «Tuo padre ed, infine il più vicino».
Si nota che il Profeta accordò questo merito per tre volte alla madre, ed una sola volta al padre, perché la fatica che la madre ha sopportato è più grande.
E' lei che ospita nel suo grembo questo dono del Signore, cullandolo sin dal primo istante col proprio battito e rassicurandolo con la propria voce.
Patisce enormi sofferenze mettendolo poi al mondo non per questo diminuendo di un solo atomo il suo amore verso questo nuovo esserino indifeso che da quel preciso istante non smette di essere al centro della sua attenzione e di ogni suo pensiero.
Lo nutre dal suo stesso seno, si priva del suo stesso sonno per vegliare su di lui, lo pulisce e si prende cura di lui con infinita tenerezza.
Lo accoglie a braccia aperte nel suo letto quando i brutti sogni della notte gli incutono paura, carezzandogli dolcemente il viso e spazzandogli via ogni tensione; gli mostra la giusta strada da seguire e dissipa ogni suo innocente dubbio.
Quando poi si ammala, soffre per lui in silenzio mostrandosi forte e coraggiosa e prega il Signore affinchè il suo bimbo cresca con sani principi morali. Guida i suoi primi passi nel mondo degli adulti e lo conforta per ogni piccola delusione ricevuta, rendendolo ogni giorno sempre più forte e sicuro di se. Gioisce per ogni sua piccola conquista e soffre con lui per ogni inevitabile caduta, prendendolo per mano ed aiutandolo a rialzarsi. padreIbn 'Umar vide, durante il pellegrinaggio, un uomo portare sua madre sulle spalle mentre girava attorno alla Ka'ba.
Quello gli chiese: «Ibn 'Umar, ho ben ricompensato mia madre?», rispose: «Nemmeno per quella sola volta quando stava per partorirti! Ma hai fatto bene lo stesso, e Allàh ti ricompenserà assai per il minimo [di questi obblighi]».


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Per cercare di eguagliare o almeno tentare di avvicinarci ai sacrifici che i nostri genitori hanno fatto per noi e per ringraziarli nel modo dovuto, tocca a noi ora prendercene cura, ora che la loro età ha lasciato i segni della loro decadenza sui loro volti, ha curvato le loro spalle e reso bianchi i loro capelli.
anziani Non dobbiamo abbandonarli ed infastidirci della loro presenza solo perchè i ruoli ora si sono scambiati, perchè tocca a noi ora a comportarci da genitori amorevoli nei loro confronti, e uso il termine 'genitori' perchè è scientificamente provato che la vecchiaia è come una nuova infanzia: più ci si invecchia e più si ritorna bambini, sia fisicamente che mentalmente.
Proprio in questo preciso istante della vita i genitori hanno bisogno di sentirsi ancora amati e considerati e non trattati come roba vecchia da chiudere in soffitta e di cui sbarazzarsi il più presto possibile.
E questo è il momento giusto per dimostrare tutta la nostra gratitudine e il nostro amore nei loro confronti: prendiamoli per mano come faceva nostra madre quando eravamo piccoli, nutriamoli boccone dopo boccone se le forze fisiche non glielo permettono più, pazientiamo difronte alle loro crisi e capricci proprio come nostra madre lo era (paziente) verso di noi.
E non abbandoniamoli mai, anche se alcune volte pensiamo di non farcela: proprio come nostra madre ha fatto quando tutto il mondo sembrava esserle contro! Tutti i nostri sacrifici verranno largamente ricompensati: avremo la soddisfazione dei nostri genitori e di conseguenza la soddisfazione del nostro Signore; la nostra moralità ne uscirà migliorata e le nostre relazioni con gli altri ne troveranno giovamento e per ultimo (ma non meno importante) avremo difronte a noi le porte del paradiso.
«Se Allàh avesse conosciuto un termine più malvagio di "uff", l'avrebbe proibito...

Si racconta che al tempo del Profeta visse un uomo di nome'Alqamah che si dedicava moltissimo all'adorazione di Allàh (Gloria a Lui l'Altissimo) pregando, digiunando e facendo elemosine. Un giorno cadde gravemente malato.
Il Profeta( pace e benedizione su di lui) incaricò Ammar, Su'ayb e Bilal di andare da 'Alqamah e disse loro: «Andate a vederlo e fate in modo di fargli pronunciare l'attestazione dell'Unicità di Allàh».
Arrivati da lui lo trovarono sul punto di esalare l'ultimo respiro. Lo incitarono a testimoniare che non c'è altro dio all'infuori di Allàh, ma la sua lingua non poté pronunciare la shaadah. Lo fecero sapere all'Inviato di Allàh (pace e benedizioni su di lui). Questi chiese se uno dei suoi genitori fosse ancora vivo, gli venne risposto: «O Profeta! Non ha che una madre molto anziana».
Le inviò un messaggero dicendogli: «Se lei può venire da me che lo faccia, se no resti in casa che andrò io stesso a trovarla».
L'inviato andò, le riferì le parole del Profeta Ella gli rispose: «Che io sacrifichi la mia anima per lui. Non è me che deve vedere».
Andò dal Profeta**, appoggiandosi al suo bastone. Lo salutò ed egli, a sua volta, le rese il saluto. Le disse: «Madre di 'Alqamah, devi essere sincera con me, altrimenti potrebbe scendere su di me la rivelazione. Dimmi com'è la vita di tuo figlio?».
«O Inviato di Allàh, rispose lei, non smette di pregare, digiunare e fare elemosine!».
«E tu? replicò com'è il tuo atteggiamento nei suoi confronti?».
«O Messaggero di Allàh, sono irritata con lui!»
«Per quale ragione?»,
«Mi preferisce sua moglie e mi disobbedisce».
Allora il Profeta** disse ai suoi compagni: «La collera di Umm 'Alqamah ha impedito a suo figlio di pronunciare la professione di fede»...
«Umm 'Alqamah, Se vuoi che Allàh lo perdoni, sii soddisfatta di lui, perché, per Colui che tiene la mia anima nelle Sue mani, né le preghiere di 'Alqamah, né il suo digiuno, né le sue elemosine gli serviranno finché tu sarai irritata con tuo figlio».
«O Inviato di Allàh, rispose lei, io prendo Allàh l'Altissimo, i Suoi angeli e tutti i musulmani presenti, come testimoni che io sono soddisfatta di mio figlio 'Alqamah».
A quel punto, il Profeta disse a Bilal: «Va' a vedere se 'Alqamah può testimoniare che non esiste altro dio che Allàh, oppure no. Potrebbe essere che la madre di 'Alqamah non abbia fatto sinceramente la sua dichiarazione, ma abbia avuto vergogna di me».
Quando Bilal fu nei pressi della casa di 'Alqamah, lo intese dire: «Testimonio che non c'è altra divinità all'infuori di Allàh!».
Bilal entrò e disse: «Gente! Il malcontento di Umm 'Alqamah ha legato la lingua di 'Alqamah, impedendogli di pronunciare la professione di fede, finché la sua soddisfazione l'ha sciolta».
Lo stesso giorno 'Alqamah morì. Il Profeta** arrivò, diede l'ordine di lavarlo, seppellirlo, recitò la 'preghiera del morto' ed assistette alla sua sepoltura. Poi, vicino alla sua tomba, esortò gli uomini dicendo loro: «Emigrati e Sostenitori! L'uomo che preferisce sua moglie a sua madre, Allàh lo maledice, così come gli angeli ed il mondo intero. Allàh non accetterà da lui alcuna opera pia, né altre supererogatorie, a meno che si penta e torni ad Allàh -a Lui tutta la Lode, non c'è altra potenza che la Sua».
Così spetta all'uomo di essere buono nei confronti [della propria madre] e cercare la sua soddisfazione, perché non può ottenere il compiacimento di Allàh senza il suo, e la collera di Allàh proviene da quella della madre.

da KITÀB AL KABAÌR
di Mohammad Ibn Ahmed Ibn Osman Az-Zahabi
traduzione e adattamento a cura di Abu & 'Umm ad-Dahdàh


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